A volte rammento a me stessa certe stanze delle case di un tempo, dove i bambini sono cresciuti e i genitori ne hanno fatto salottini mai usati. Ci sono due lenzuola sulle poltroncine, spero la notte qualche fantasma le animi, che danzando siano felici. Ci sono colori a olio e pennelli ben riposti accanto a un cavalletto con una tela bianca. Mi auguro che qualcuno si soffermi di tanto in tanto e vi ritragga, almeno a mente, i paesaggi della propria anima.
A volte rammento a me stessa certe stanze vuote, non ci sono più giochi, nessun disordine o rumore alcuno. Non ci sono letti di giovani amanti divenuti col tempo compagni di una vita. Nulla cigola più, ne passione, ne gioia, ansie o affanni. Le mensole cullano la polvere, non vi è poggiato neanche un pensiero, nessun ricordo. Tutto tace. E se qualcosa scricchiola è perché pigramente le cose si assestano, prive di ogni fondamenta. Sembrano galleggiare.
A volte rammento a me stessa certe stanze in attesa di trasloco, dove gli oggetti e le storie si ammassano in cerca di altro luogo, altro scopo… o solo di essere buttate via. Riuscissi a radunare il coraggio, ogni cosa ritroverebbe un suo senso. Spero sempre che gli oggetti si animino e si spostino a loro piacimento o a memoria, rendendo le stanze accoglienti. O più semplicemente mi auguro che almeno gli oggetti, trovandosi un posto, siano felici.