C’è una festa nella casa di fronte, sono giovani e si divertono, fanno rumore ma mi tengono compagnia. È una notte di quelle strane, che è ancora estate ma sei stanco del caldo e non ti spiace stia per finire. L’aria è fresca e i pensieri mi sembrano meno impastati. Così mi domando se sono tornato, non del tutto, solo qualche pezzetto. Quando torni da certi luoghi, non t’importa di essere sporco e spettinato, sei troppo incredulo nel toccarti le braccia, le gambe e sospettare di essere ancora vivo, di averla scampata ancora una volta. E non saprai mai raccontare come. Volevo fossi fra i primi a saperlo, ma eri via. I miei amici se ne sono già accorti vedendomi che sto un po’ meglio. È vero sai, non ho più quella pena che mi ha divorato il cuore negli ultimi anni. È una sensazione strana, quasi sembra più vuoto di prima, perché alla fine anche alla pena ci si abitua e diventa persino di compagnia. Ho uno strano senso di inquietudine, quello di quando sai che tutto sta per cambiare, anche se tutto in apparenza resterà uguale. E quando mi sento così, mi viene una strana urgenza di salutare, dire le cose che non ho mai detto perché forse non le potrò più dire.
E questa lettera forse finirà nel cestino o te l’appoggerò sul tavolo prima di andare via, dopo aver cenato con te simulando la mia solita indifferenza. Sono contento che torni domani, in questo tempo mi sei mancata, ma non come un’amante, qualcosa da cui sei separato. Mi sei mancata come un conforto, una certezza, qualcosa di familiare. Non so se tu abbia mai capito realmente quanto affidamento abbia fatto su di te durante quest’anno, uno dei più dolorosi e complicati della mia vita. E di fiducia ne ho persa tanta, quasi tutta, eppure non solo mi sono fidato di te, ma mi sono affidato. Bene, volevo semplicemente ringraziarti per tutte le volte che mi hai fatto da mangiare, che mi hai fatto appollaiare sul divano anche se non ti andava a genio, per avermi portato in giro, per non avermi lasciato indietro tutte le volte che mi impuntavo come un somaro dicendo che non avrei fatto un passo di più. Lungo un canale, nella vita, non c’è differenza. Grazie per avermi tenuto lontano dai guai e per esserti presa cura di me, per avermi addomesticato anche se resto qualcosa di stupido e selvatico, che il più delle volte guardi e non capisci come sia possibile. Lo so che nella vita vera assomiglio a uno scherzo di dio, e in questo tempo mi sono domandato se ho fatto bene alla tua vita, se ti sono stato d’aiuto. Non ho una risposta, so che quello che ho di buono ce l’ho dentro, e assomiglia a un calore in un angolo del cuore. Spero almeno quello tu l’abbia sentito e ti sia stato di conforto. E siccome so già che quando ti vedrò ti vorrò abbracciare fortissimo, ma non lo farò, allora ho scritto questo, che vale tutte le carezze che non ti ho mai dato, tutte le volte che ti avrei preso per mano, solo perché mi veniva spontaneo. No, non ti preoccupare, questa non è una lettera d’amore, per certe cose bisogna essere in due. Però è una lettera di bene, grande, grandissimo, che non ho mai scelto di volerti, è sempre stato così, ma non me ne sono mai pentito. E ancora ti scrivo, come scrivessi a me, perché ho capito che hai la stessa importanza per me, proprio ora che non ho più bisogno che ti prenda cura di me. Ma ho bisogno di poterlo dire. E ho paura che per questo motivo non mi terrai più attorno. Ogni volta che torno, chi mi è stato più vicino, è andato via. L’ho perso per strada, senza mai capire perché. Come non mi riconoscesse, come se di fronte all’esigenza di nuove modalità, non se ne trovasse una adatta. Erano quelli a cui tenevo di più. Gli altri ci sono abituati, mi conoscono da più tempo, a ciascuno affido un pezzetto, quasi non ci fanno caso quando il mosaico si ricompone, hanno pezzetti piccoli. A te, quando ti ho conosciuta, ho affidato il mio cuore, tutto rotto e rovinato. Ma il cuore non ha memoria, non si aggiusta, quando torni è come se te ne dessero uno nuovo. Scherzando ti ho sempre detto che al mio ritorno avrei bussato alla tua porta con una mazzo di fiori per dirti non so cosa, credo intendessi qualcosa del genere: lo vuoi il mio cuore nuovo? Non per tenerlo al sicuro perché è fragile e tutto rotto ma perché è caldo e ti ci puoi sedere accanto. Ti accorgeresti subito del mio cuore, non potrei neanche dire che sono le medicine. E sono stanco di negare l’evidenza. Che ci posso fare se sono contento quando sto con te, e nonostante ogni cosa io provo come un senso di quiete, di certezza, di casa. Non pretendo tu lo condivida, ma non voglio dovermi scusare per questo. E questa sì, è una lettera d’amore, almeno per come lo intendo io, quello che resta e ti lega a una persona nonostante tutto, il posto dove vuole stare il cuore. Soprattutto, il posto dove torna senza domandarsi e domandare niente. Di questo non potevo avere la certezza finché non fosse finito lo stato di “necessità”. E a me che importa se tanto già lo so che non sai che fartene del mio cuore nuovo? So solo che non lo potrei più nascondere perché ho finito le scuse, le incertezze, mi resta solo un dubbio e un sacco di paure. Quindi, per fugare l’ultimo dubbio, mi domandavo se non potessi che so, considerare me un dettaglio trascurabile e provare a sederti accanto al mio cuore. Quando mi hai conosciuto mi hai fatto capire che potevo restare, sul pianerottolo. E ci sono stato, mi ci sono abituato. Ora che ho radunato tutto il coraggio, anche delle conseguenze, sono qui come un idiota che busso alla tua porta e te lo chiedo davvero, non perché non ho di meglio a che pensare, ma perché è il posto dove vorrei stare: lo vuoi il mio cuore nuovo? Posso entrare?
Questa lettera l’hanno trovata nella tasca di un ragazzo morto giorni fa in un incidente. Era donatore. Non so perché i parenti abbiano incaricato me, l’impresario delle pompe funebri, di consegnarla alla persona a cui hanno dato il cuore. Forse perché ho le mani in pasta con gli infermieri, perché hanno intuito di poter contare sulla mia totale discrezione. Ma hanno insistito tanto, sostenendo che era come un testamento e non poteva essere separato da dove il suo cuore è stato accolto, con gioia.